mercoledì 13 novembre 2013

Venerdì 27 maggio Killer Plastic/1: taxi

Nella stanza delle segretarie, dove sono andata a cercare una pratica, incontro Nicola Marozzi, intento a discutere con una di loro. “Buongiorno, ingegnere!” lo saluto. Lui grugnisce qualcosa di incomprensibile, voltandosi verso di me per un attimo con le narici dilatate.
Scambio due parole con Elena, l’assistente del reparto legale, ma mi accorgo che è distratta da qualcosa alle mie spalle. Mi giro lentamente, e rimango scioccata: in piedi davanti al tavolo della povera Orietta, Marozzi si sta sistemando senza alcun ritegno le parti intime.
Il secondo ingegnere più anziano della Giordano è davvero un tipo singolare.

Marco, al telefono, mi informa che questo fine settimana preferisce stare da solo, per concentrarsi sulla tesi di dottorato. È chiaramente una ritorsione perché lo scorso weekend non l’ho raggiunto a Trento, ma l’unico effetto che produce è di rendermi consapevole che in fondo mi sta bene che lui non sia con me.
Con Valeria decidiamo di andare a ballare al Plastic, di cui mi ha tanto parlato. Entro in camera sua per chiederle un consiglio su cosa mettermi, e la trovo che esamina l’armadio con aria incerta, semisvestita, i capelli neri e ricci che le ricadono sulla spalle nude. Noto, per la prima volta, che ha degli ideogrammi cinesi tatuati in fondo alla schiena.
“Scusami” mormoro, accennando ad andarmene.
“Figurati. Non importa” sorride lei.
Mi siedo sul suo letto, mentre lei riprende ad esplorare l’armadio. “Non mi ero accorta che avessi un tatuaggio.”
“L’ho fatto la scorsa estate in Grecia” dice, senza voltarsi. “Vuol dire «ritorno».”

Uscendo di casa, incontriamo sul pianerottolo i nostri vicini, Andrea e Lori, con cui ci mettiamo d’accordo per cenare insieme la settimana prossima. Prendiamo la Panda di Valeria, e ci fermiamo a bere qualcosa all’Atomic Bar, un posto strano, con le sedie pelose e una clientela composta quasi esclusivamente da gay modaioli. Poi ci dirigiamo al Plastic dove, anche se c’è un po’ di coda, ci fanno entrare subito.
Il posto in effetti è particolare, e la musica non è da meno: Loretta Goggi, Laura Pausini, Loredana Bertè, Mina, Ornella Vanoni. Delle tre salette, la più bella è quella degli specchi, dove vedo la  nostra immagine riflessa. Vengo abbordata da un tipo che è una vera enciclopedia della musica italiana. “Questa la sai?” mi domanda ad ogni nuovo pezzo. Lui li conosce quasi tutti. “Dovresti partecipare a un quiz in televisione” suggerisco, divertita.
Valeria mi guarda e sorride. Facciamo una pausa per bere qualcosa, poi ritorniamo a ballare. Dopo un po’ vedo che anche lei sta parlando con un ragazzo, alto e con gli occhi azzurri, che indossa una maglietta rosa con il numero “10” nero stampato sulla schiena.
Chiedo al mio amico se è arrivato in macchina. “Sono venuto con degli amici. Chiamo un taxi e andiamo a casa mia?” propone.
“No, andiamo da me” dico, dopo un attimo di esitazione.

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