domenica 18 gennaio 2015

Mercoledì 17 agosto Schizzo

Raimondo Dalla Costa, un mio compagno di liceo, mi aveva telefonato a fine giugno, perché voleva registrare il marchio della sua società. In quell’occasione, avevamo chiacchierato dei vecchi tempi e ci eravamo ripromessi di vederci quando fossi tornata in Veneto. Visto che sono a casa ancora qualche giorno, lo chiamo e ci mettiamo d’accordo per uscire stasera.
Ci troviamo nel parcheggio dell’ospedale di Vicenza, dove lascio la Lancia Y per salire sulla sua Porsche cabrio nera. “Cavolo!” mi complimento, dandogli un colpetto sulla spalla. “Sono sempre contenta quando vedo che a un cliente vanno bene gli affari.”
Fisicamente, Raimondo è uguale ai tempi del liceo: magrissimo, capelli biondi tirati indietro, occhi verdi, e un perenne sorriso sarcastico. La sua personalità, invece, mostra inaspettati segnali di cambiamento. A scuola era conosciuto con il soprannome «Schizzo» perché si comportava in maniera bizzarra: una delle sue attività favorite era ballare sui banchi a mo’ di marionetta impazzita (anche se lui preferiva definire il suo stile « dionisiaco»). I suoi exploit non erano sempre privi di conseguenze: il suo amore per la danza, per esempio, gli costò una sospensione di tre giorni, perché lo sorprese il preside, che non apprezzò la sua vena artistica.
Tutti credevano che sarebbe finito in galera o in manicomio ma, come spesso succede, le cose sono andate diversamente: ora è titolare di un’impresa fiorente ed è più ricco di tutti gli ex compagni di liceo messi insieme. E c’è dell’altro: mentre ceniamo ai Quattro Gatti, un agriturismo ad una ventina di chilometri dalla città, mi confessa: “Non mi dispiacerebbe sposarmi.”
Spalanco gli occhi. “Sposarti, tu?”
 “Sì: sposarmi, io” conferma Schizzo. “Ma come faccio? Lavoro dodici ore al giorno, sette giorni su sette. Senza contare che la mia attività è altamente rischiosa: da un giorno all’altro potrei essere completamente rovinato.”
“Accidenti!” mormoro.
Lui annuisce. “Ma se mi riesce l’operazione che ho in mente, cambierò vita e mi dedicherò solo ad investimenti sicuri. Del resto sarebbe un tale colpaccio che non avrei più neppure bisogno di lavorare.”
“Quando saprai come è andata?”
“Il mese prossimo vedrò una persona a Milano, e se tutto andrà a liscio… ”
“Se vieni a Milano, perché non ti fermi da me?” propongo. “Così conosci i miei amici.”
Durante la serata, scopro che - malgrado i suoi propositi nuziali - Raimondo non ha perso il gusto per le imprese fuori dall’ordinario. In particolare, adesso sembra avere una vita erotica decisamente più intensa di quella che aveva ai tempi del liceo. Tutto grazie alle nuove tecnologie.
“Non ho tempo per fare vita sociale, così conosco le tipe su Internet” racconta.  “Di tutte le età: figurati che una fa ancora il liceo. Anzi, per essere precisi studia nella nostra scuola.”
 Il cameriere ci porta la polenta con il formaggio.
“Ha diciotto anni” prosegue Schizzo. “È la mia bambina.”
“Piccola è piccola” concordo.
“Sì, ma in compenso è una vera ninfomane. Sai dove lo abbiamo fatto qualche settimana fa?”
Scuoto la testa.
“Sulla scrivania di Polato!”
“Il nostro preside del liceo?”
Schizzo inforchetta un pezzo di polenta. “Esattamente. È ancora preside, quel vecchio infame.”
“Vedo che gli vuoi ancora bene. A proposito, immagino che non sia stato lui a darti le chiavi della scuola perché tu e la tua amichetta poteste accoppiarvi sulla sua scrivania.”
“Ho usato un passepartout. Quelle vecchie porte di legno non sono certo un problema” dice Schizzo, alzando le spalle.
 “Un passepartout? Che ingegnoso!” mi congratulo, bevendo un sorso di vino rosso.  
“È stata di Rachele l’idea: da quando le avevo spiegato che Polato ai tempi della scuola mi aveva sospeso, mi invitava a vendicarmi. Quella sera dovevamo solo scopare nel cortile. Ma quella piccola pazza ha insistito per provare anche la scrivania e così siamo entrati, completamente nudi, dentro la scuola.”
“I vestiti che fine avevano fatto?”
“Li avevamo lasciati in cortile. In effetti è stato un po’ rischioso, specialmente considerando che nella tasca della giacca c’era il portafoglio con i documenti.”
Al tavolo a fianco una coppia di anziani ci fissa con orrore, mentre la loro frittura di pesce si raffredda.

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