martedì 8 settembre 2015

Sabato 1 ottobre Badanti e colf/2: Sandra (Moldavia)

Valeria deve andare, con Paola ed altri pirelliani, al matrimonio di una collega a Monza. “Stai benissimo” le dico salutandola. “Se fossi la sposa, mollerei tutto e scapperei con te.” Lei mi guarda dolcemente e ci scambiamo un lungo bacio. La abbraccio, poi mi allontano a fatica. “Non voglio sgualcirti il vestito” rido.
Dopo che se n’è andata, guardo l’appartamento vuoto: per me si prospetta un sabato solitario. Non mi dispiace troppo, visto che la settimana in ufficio è stata infernale. Ho bisogno di rilassarmi un po’. Verso ora di pranzo, mentre tento di preparare un risotto alla zucca, mi chiama la Manu, chiedendomi se stasera voglio raggiungerla al Living per un aperitivo. Non avrei voglia di uscire, ma faccio uno sforzo: non è il caso che diventi una monaca.
Giulio, che non è stato invitato al matrimonio, viene con me. In metropolitana si scaglia veementemente contro il suo capoufficio: “Non lo sopporto più, il Nano Maledetto!” si lamenta. “Vuole sbattermi ancora in Cina. E mi piglia pure per il culo: mi chiama il suo piccolo Mao.”
Camminando lungo il Parco Sempione, arriviamo al Living, dove la Manu, da quella diva che è, sta intrattenendo, con il consueto charme, dei maschi ammirati. Sorseggiando un mai tai, spiega il suo rapporto con Sandra, la sua donna delle pulizie.
“Cerco di essere gentile, le faccio i complimenti per il suo lavoro e lei si è affezionata. L’anno scorso mi ha portato dei cioccolatini dal suo paese, ma non ho avuto il coraggio di assaggiarli: avevano il caratteristico brillio delle radiazioni atomiche. Del resto si chiamavano Meteorit: un nome, un programma.”
“Li hai gettati?” chiede Giulio.
“Spero di sì” interviene uno degli amici della Manu. “È carina così com’è, senza un terzo braccio.”
La Manu gli fa un sorriso ammaliante. “Li ho gettati” conferma.
“Speriamo che Sandra non se ne sia accorta” osservo io. “Probabilmente i Meteorit sono un orgoglio della sua nazione.”
 “Li ho buttati in un cestino per strada, mica in quello di casa!” esclama la Manu, fiera della sua astuzia. “Poi le ho detto che li avevo portati ai miei a Firenze, e che avevano avuto un gran successo.”
“Rischi che te ne porti ancora…”
“Lo ha già fatto! Quest’estate mi ha rifilato i Favorit, un’altra specialità della pasticceria locale. La scatola è tutta dorata. Ci sono disegnati dei nobili rinascimentali, che tra parentesi non so che c’azzecano con la Moldavia. In rilievo c’è un enorme pavone giallo e blu.”
“Un pavone?”
“Sì, ma grasso come un tacchino” precisa la Manu.
“Lo avranno nutrito a Favorit” conclude uno dei suoi amici.

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