Il ristorante giapponese Bushido è chic come mi avevano riferito: sulle pareti rosse sono dipinti degli ideogrammi, dal pavimento provengono luci fredde. Ci ho trascinato Paola, che protesta, agitando in aria le bacchette con relativo sushi: “Al matrimonio, domenica scorsa, mi avranno chiesto venti volte «quando sarà il mio turno». Avrei voluto rispondere che il mio turno verrà quando saranno riconosciute le unioni tra lesbiche.”
Mi va di traverso il tè, e mi metto a tossire disperatamente. Paola mi guarda perplessa.
“La gente è incredibile” continua, dopo che mi sono ripresa. “Come se non bastasse, ieri mattina, mentre andavo al lavoro, la portinaia cingalese mi è corsa incontro, per informarmi che l’appartamento a fianco del mio era stato affittato. «Da una signora giovane», mi ha detto. «Magari diventerete amiche, perché anche questa signora è sola, come Lei». Sola come Lei! Ti rendi conto?”
“Se al matrimonio avessi portato con te Raimondo, magari saresti tornata di umore diverso!”
“Mmmh… sarebbe stato peggio. Ti immagini se gli chiedevano quando ci saremmo sposati?”
“Sì, forse non sarebbe stata una grande idea” concordo. “La cerimonia com’è stata? Commovente?”
“Direi piuttosto bizzarra, visto che celebravano, insieme, dodici preti.”
“Dodici preti? Volevano le nozze in stereofonia?”
Paola ridacchia: “Erano tutti ex compagni di studi dello sposo, che è stato a lungo in seminario.”
Al ritorno, non accetto il passaggio offertomi da Paola e decido di prendere la metro in Duomo. Lungo la strada, telefono al Leo e gli racconto della serata.
“Eh sì, un sacco di aspiranti preti non ce la fanno ad arrivare alla meta” commenta lui. “Del resto bisogna capirli, vengono sottoposti a molteplici tentazioni: a Torino hanno aperto un sexy shop esattamente di fronte alle Librerie Paoline.”
“Davvero? Beh, almeno saprò dove passare le serate, quando mi sbatteranno lì” dico.
Sulla parete di una chiesa un manifesto propone DIO SEI PROPRIO SICURO? CERCHIAMOLO INSIEME.
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