venerdì 22 aprile 2016

Domenica 27 novembre Torna in Toscana

Mia sorella Caterina l’Incazzosa è venuta a trovarmi a Milano: sapere che i suoi alunni sono a qualche centinaio di chilometri di distanza le dà una grande felicità.
Prima di tornare a Montebello, vuole visitare la mostra di Caravaggio a Palazzo Reale. Per me, che vivo a Milano, non ha senso andare ad una mostra la domenica, visto che c’è sempre moltissima gente, ma mia sorella non ha scelta e quindi neppure io.
Dalla fermata della metropolitana di Sondrio, in un attimo arriviamo in Piazza Duomo che è affollata come al solito, malgrado la pioggia. Davanti alla vetrina della Rinascente un capannello di bambini, accompagnati dai genitori, ammira un Babbo Natale di peluche a grandezza naturale, con tanto di renne. “Mi ero dimenticata della scuola per un attimo, ed ecco che me la ricordano” impreca Caterina.
Dopo mezz’ora di coda, riusciamo ad entrare alla mostra, che mette a dura prova la nostra resistenza: centinaia di persone si accalcano davanti alle opere, come dei naufraghi che assalgono le scialuppe di salvataggio. Usciamo dopo due ore, stravolte, per incontrare Fede, che ci sta già aspettando. Con lui c’è una ragazza molto alta, dall’aspetto nordico, vestita con pantaloni e stivali neri ed un cappotto beige. È Laura, l’amica che lo ha presentato al Leo.
“Lavori a Torino, vero?” le chiedo.
“Sì” conferma lei. “Sono la responsabile eventi della Juventus.”
“Che bello! Conoscerai un sacco di persone”
“Un sacco di uomini, soprattutto” interviene Fede.
“Sì, incontro molti uomini” ride Laura. “Da questo punto di vista sono fortunata.”
Fede spalanca le braccia: “E quali altri punti di vista ci sono?”
“Beh, ho dovuto tradire la nostra città. È paradossale che una fiorentina lavori per la Juve.”
Spazientiti per il ritardo del Leo, valutiamo se chiamarlo per dirgli che ci raggiunga al bar, ma alla fine decidiamo di aspettare ancora cinque minuti. Mi accendo una Camel.
“Ieri siamo andati a visitare un paio di spacci” racconta Laura. “Sono stata contenta di aver approfittato dell’occasione, perché non riesco a venire spesso a Milano. Con il fatto che il fine settimana devo arbitrare…”
“Cosa arbitri?” le chiedo “Pallavolo?”
“Sono arbitro di calcio” sorride Laura.
“Di calcio femminile?” domanda mia sorella.
“No no, di calcio maschile, quello vero.”
“Strano sport, hai scelto” osservo sorpresa.
“Ho dei problemi alla schiena e devo fare attività fisica. Il calcio mi è sempre piaciuto e quindi…”
“…hai provato e ti sei appassionata.”
“Sì, anche se a volte, d’inverno, mi domando chi me l’abbia fatto fare di svegliarmi all’alba per precipitarmi sul campo gelato di un paesino sconosciuto, dove il pubblico mi urla contro i peggiori improperi.”
“Anche a me, andando a scuola il mattino, vengono questi dubbi” commenta torva mia sorella.
“Però devi andarci per forza. Io invece potrei fare qualcos’altro, e a volte ne sono tentata. Come domenica scorsa: la squadra di casa, che ha perso per un rigore che ho fischiato al novantesimo, era inferocita contro di me. Negli spogliatoi, si è messa a cantare in coro «Torna in Toscanaaaaa, a fare i pompini, puttanaaaa».”
“E tu?”
“Mi sono rivestita, sono uscita nel corridoio e ho cominciato ad urlare che la smettessero.”
Faccio l’occhiolino a Caterina: “Anche mia sorella avrebbe reagito così, credo.”

La sera, Fede offre: “Venite a mangiare da me? Ho un po’ di cose pronte perché ieri sera ho cucinato per Robi.” La proposta viene accettata per acclamazione e quindi ci dirigiamo a piedi verso Porta Venezia.
Il portone della casa di Fede, imponente, in legno massiccio, aprendosi cigola sinistramente. “Mi piace sentire questo rumore, al ritorno dopo una notte di bagordi” ci informa, compiaciuto. “Mi sembra di essere Dracula che torna al castello.”
Mentre prepariamo la tavola, il Leo, sgranocchiando un grissino, lancia un’idea: “Ragazze, dopo capodanno vi andrebbe di andare qualche giorno a Barcellona?”
“Si progettava di passare qui l’ultimo dell’anno e di partire l’1 o il 2, se si trovava un biglietto conveniente” aggiunge Fede.
“Posso chiedere agli altri se vogliono aggregarsi?” domando.
“Te lo concedo!” esclama il Leo, puntando il mozzicone di grissino verso di me. “La settimana prossima però bisogna fare la conta di chi viene, prendere i biglietti e fare le prenotazioni dell’albergo. Non si sgarra: dobbiamo agire con precisione svizzera.”
“Chiara farà parte dell’allegra brigata?”
“No, purtroppo” dice il Leo con finta mestizia. “Gliel’ho offerto, ma mi ha detto che non può allontanarsi da Milano perché suo fratello ha dei problemi. Non è entrata nei dettagli, ma probabilmente quello psicopatico è nei guai con la giustizia. Si è convertito all’Islam, e secondo me si è arruolato in un gruppo terroristico. Non mi stupirebbe affatto: ha gli stessi occhi dell’ayatollah Khomeini.”
“C’è più pazzia nelle vene di quella famiglia che soldi sul conto corrente di tua nonna.” constata Fede.

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