È già sera. De Biasi ed io siamo rimasti soli in studio, a terminare il parere per il cliente di Firenze. Quando l’orologio in corridoio suona le otto il capo mi propone “Ti va se discutiamo gli ultimi dettagli al ristorante messicano qui a fianco? O avevi impegni?”
“No, nessun impegno” mi affretto a rispondere, anche se in realtà stasera avrei dovuto accompagnare Valeria ad un concerto di chitarra classica.
Vado un attimo in bagno, dove mi sistemo il trucco e apro strategicamente un bottone della camicetta, poi raggiungo De Biasi, che mi aspetta in corridoio, tutto carino nel suo cappotto color cammello. Entrando in ascensore, mi sfiora la schiena con la mano per farmi entrare per prima.
Messina, il portinaio psicopatico, è ancora al suo posto, intento, come sempre, a studiare la Gazzetta dello Sport. Saluta De Biasi e fa un cenno col capo a me, poi ci segue con lo sguardo mentre ci allontaniamo, a piedi, verso il ristorante.
Anche se è un giorno infrasettimanale, il Diablo Rojo come sempre è pieno di gente. È un locale ampio e ben arredato ed è diventato una delle mete preferite dai consulenti della Giordano, perché è situato vicino allo studio e perché - almeno secondo il Leo - c’è un misterioso legame che unisce gli ingegneri e i fagioli in salsa piccante.
De Biasi ricomincia a ragionare di lavoro, ma per fortuna passiamo presto ad altri argomenti: racconta di sua figlia, di come - dopo avere preso parte ad alcune sfilate - stia cercando di fare carriera nel mondo della moda. Finito di cenare, verso le dieci, mi accompagna in via Gioia.
Quando Valeria rientra dal concerto mi lamento di aver dovuto fare tardi, ma non le dico niente della cena. Andiamo in camera sua e giochiamo un po’ ad occhi di serpente.
Più tardi, mentre mi preparo per la notte, rimango a lungo a guardarmi allo specchio.
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