Aspettiamo Sergio Taxi, un po’ intirizziti, davanti alla casa di Fede, dove abbiamo passato la notte. Camminiamo avanti e indietro per scaldarci, guardiamo i negozi della via. Sulla porta del phone center arabo è appeso un poster di Winnie Pooh.
Puntualissima, alle sei, si ferma di fronte a noi una Mercedes nera. “Bravo Fede!” lo ringrazia il Leo. “Tu sì che sai come trattarmi, altro che Sara, qui.” Sergio, un tipo sui quarantacinque, brizzolato, scende dall’auto e ci viene incontro. Indossa completo blu e cravatta. “È consapevole dell’importanza dei suoi passeggeri” nota compiaciuto il Leo.
Sulla strada dell’aeroporto, Sergio ci confida: “Questo servizio lo faccio solo per conoscere gente. In realtà la mia vera occupazione è la finanza: un anno fa ho costituito una società off shore.”
“Come riesci a gestirla, se di notte guidi il taxi?” domanda il Leo.
Sergio lo guarda dallo specchietto, diffidente: “Mi aiuta il mio commercialista. È il migliore di Milano: figuratevi che lavora anche per Tronchetti Provera.”
“Quindi deve essere molto bravo” si congratula Laura.
“Eh sì!” annuisce il nostro autista. Sorride soddisfatto, poi aggiunge: “L’altra mia grande carta è che dormo pochissimo: tre ore-quattro ore a notte.”
“O a giorno” mi bisbiglia il Leo. “Se di notte fa il taxista.”
Sergio non lo sente, o finge di non sentirlo. “Sono fatto così!” si vanta. “Devo dedicarmi ad un sacco di cose diverse, altrimenti mi annoio. Non riuscirei mai a fare lo stesso lavoro tutta la vita. Sono uno spirito libero. Sono… sono figlio del vento.” Si volta e ci guarda negli occhi, uno per uno, abbandonando completamente il volante.
Laura terrorizzata, si irrigidisce. Il Leo spalanca gli occhi, il sorriso di Fede si congela sul viso. Fissiamo la strada davanti a noi, la curva che si avvicina. All’ultimo momento, Sergio sterza.
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