domenica 29 marzo 2020

Venerdì 3 marzo Trasloco

Il Leo, per aiutarmi a traslocare, ha preso in prestito il furgoncino aziendale, un bel Ducato giallo con cui sfreccia come un kamikaze nel traffico milanese. Arrivati in via Gioia, lo guardo in silenzio, un muto rimprovero per il suo stile di guida. “Non si guarda negli occhi un babbuino,” mi sgrida lui, “è un atteggiamento minaccioso.”
Pur avendo le chiavi, suono il campanello di quella che da stasera non sarà più casa mia. Valeria mi accoglie alla porta, accennando ad un sorriso. Mi chiede se voglio una mano. “Grazie. Porta giù quello che non pesa troppo, se vuoi” le rispondo. La porta della sua camera è chiusa.
Una volta terminato di caricare gli scatoloni, torno di sopra per vedere se ho dimenticato qualcosa. Valeria sale con me, mentre il Leo si ferma giù per fumare una sigaretta e fare una telefonata. In ascensore, Valeria guarda il soffitto, io rileggo un messaggio di Paola sul telefonino.
Do un’ultima occhiata all’appartamento. “Se trovi qualcosa di mio per favore mettilo da parte” raccomando a Valeria. Lei mi guarda, esitante, come se volesse dire qualcosa, però non parla. Mi osserva in silenzio mentre me ne vado.
Mentre ci avviamo verso il furgoncino, il Leo mi passa un braccio intorno alle spalle, e gli sono grata perché non mi chiede nulla. Ci dirigiamo a tutta velocità verso la mia nuova casa. Quando arriviamo, siamo costretti a parcheggiare in seconda fila e dobbiamo scaricare in fretta, tra i clacson e gli insulti degli automobilisti. Una volta terminato, ci sediamo sul divano, guardando la roba sparsa ovunque, i muri spogli.
“Vedrai che diventerà carino, qui” afferma il Leo con sicurezza.
Ci beviamo una birra, poi lui deve andarsene.
“Ti accompagno” dico.
Accendo una sigaretta e offro il pacchetto al Leo, che rifiuta. Camminiamo in silenzio. LATTE MILANO. HO IN MENTE SOLO MILANO dichiara la pubblicità sul muro di un bar.
Ringrazio ancora Leone, poi ci salutiamo.
“Cosa fai stasera?” mi chiede.
“Non lo so” rispondo, gettando la sigaretta.

mercoledì 11 marzo 2020

Mercoledì 1 marzo Veneti

Stasera con Giulio e alcuni suoi amici andiamo all’Artic Ice, un locale ricavato nel ghiaccio, mobili compresi. Entriamo impellicciati, con i guanti, e ci beviamo una vodka in un ambiente surreale.
Al ritorno, un suo amico mi dà un passaggio fino a casa. Ha gli occhiali viola e un neo giusto in mezzo alla guancia destra.
“Sei veneta, vero?” mi chiede.
“Già” confermo.
“Senza offesa, ma i veneti li trovo insopportabili” mi informa.
“Interessante” commento. In via Monti mi pare di scorgere la ragazza che incrocio ogni mattina uscendo dalla metropolitana.

domenica 23 febbraio 2020

Lunedì 27 febbraio Animali/7: iguane da bagno

La Manu, che è appena tornata da un viaggio alle Maldive, passa in via Gioia insieme al Leo. L’atmosfera è tesa, perché Valeria ed io ci parliamo pochissimo, ed evitiamo quasi di guardarci. “Perché non racconti di quando sei andata in coma durante l’intervento di liposuzione?” chiede il Leo alla Manu, per rompere il silenzio.
“Com’è stata la vacanza?” le chiedo io.
“Fantastica! L’unica nota negativa era il cibo. Il cuoco locale ci ha propinato per due giorni pesce fritto, che evidentemente è l’unica cosa che era capace di preparare. Al terzo giorno ci siamo ribellati e l’abbiamo esautorato.”
“E per il resto? Dicevi che conoscevi solo un paio dei tuoi compagni di viaggio- Come erano gli altri?”
“Simpatici, a parte una lesbica che era assolutamente odiosa, oltre che una vera selvaggia.”
Valeria arrossisce, e anche il Leo sembra a disagio. “Ah sì?” chiedo io.
“A casa sua a Bologna alleva un’iguana nella vasca da bagno” esclama la Manu, disgustata. “E ci ha pure provato con me.”
“L’iguana?”
“No, la lesbica. Che orrore!”
“Uomini interessanti ce n’erano, in vacanza?” si affretta a cambiare discorso il Leo.
“Ce n’era uno che non mi dispiaceva. Un tipo con l’aria da intellettuale, sempre con la pipa in bocca.”
Il Leo, pensieroso, confessa: “Quando vedo qualcuno con la pipa mi viene voglia di infilargliela su per il culo.”
“Perché?” chiede Valeria.
“Saperlo…” sospira Leone.

domenica 19 gennaio 2020

Sabato 25 febbraio Il cavalier Magnago

Vado fuori a cena con i miei, cosa che non succedeva da anni. Siamo stati invitati dal cavalier Magnago, mediatore, che ha aiutato mio padre a vendere un terreno, guadagnandoci una lauta commissione. È una delle persone più ricche di Vicenza, e vive all’ultimo piano di uno splendido palazzo del Palladio. Anche se la sua vita è stata dedicata a fare soldi e non alla speculazione filosofica, ambisce ad essere considerato un uomo di cultura.
“Mi go scoperto Caravaggio prima che el fusse de moda” comunica stasera, con fare compiaciuto. Guardo mia sorella Caterina, che trattiene a stento una risata.
Il cavalier Magnago è preda di improvvise crisi di malinconia: racconta della fine del suo matrimonio, si lamenta di non avere più l’energia per cercare una nuova compagna.
Mia mamma lo esorta: “Si butti, cavaliere, si butti.” Magnago guarda malinconico la piazza, dalla finestra del quarto piano.

mercoledì 1 gennaio 2020

Mercoledì 22 febbraio Il Leo negli States

Vado a cena con il Leo in un ristorante kosher in Piazza Piemonte. Mi racconta del suo recente viaggio di lavoro a Chicago.
“È stata un’esperienza interessante. Ma gli americani sono degli sozzoni: non perdono occasione per posare i loro piedacci sopra il tavolo, riunioni di lavoro incluse. Uno si toglieva addirittura le scarpe e rimaneva in calzini.”
“Scherzi?”
“Te lo giuro” rabbrividisce il Leo. “Penso che me li sognerò finché campo, quei calzini grigi.”

giovedì 19 dicembre 2019

Lunedì 20 febbraio Camogli sette mogli

Giulio viene a prendermi per andare al Carnevale Futurista. Per sedermi, devo liberare il sedile del passeggero della sua Golf grigia, dove giacciono alcune copie del Giornale dell’Ingegnere e un dizionario cinese-inglese. Il finestrino è spalancato.
“Giulio, è inverno” gli faccio notare.
“Lo so: col finestrino giù l’aria si ossigena e l’auto si riscalda più in fretta” afferma lui, convinto.
“Ne sai una più del diavolo. Però è meglio che riservi i tuoi esperimenti per qualcun altro. Ho un trasloco da fare e non posso ammalarmi.”
Giulio, stizzito, richiude il finestrino.
“Novità?” indago.
“Le uniche novità che sento in questo periodo riguardano coppie che si lasciano. La gente non fa che separarsi. Anche una coppia di amici che è stata in Liguria con me ed Elisa. Lui tradiva la sua compagna da sempre, e mi ripeteva, come un mantra: «Camogli sette mogli». E adesso, altro che sette mogli, non ne ha più neanche una.”
“Che storia triste, Giulio! E per il resto, come ti va la vita?”
“Così così. Ho mandato un messaggio ad Elisa, ma non ha risposto. Al lavoro il mio capo mi rompe le palle.”
“Periodaccio, eh?”
“Diciamo che mi sto rendendo conto di quante persone malvagie ci sono al mondo. Soprattutto a Milano: sembra che catalizzi gli stronzi come una calamita.”
“Eh sì, caro Giulio. L’umanità è schifa.”

TOUS. BE ADORABLE. BE TOUS intima un cartellone pubblicitario.

domenica 8 dicembre 2019

Sabato 18 febbraio Il professor Zilio

Questo fine settimana i miei hanno invitato a cena il professor Zilio, insegnante di storia e filosofia, probabile candidato sindaco di Montebello alle prossime elezioni. Non molto alto, ma corpulento, si fa notare per la barba ottocentesca, e la deliberata lentezza con cui si muove. Ha una sola grande passione nella vita: sentire il suono della propria voce. Ispirato dal fatto che oggi è sabato, ci declama il Sabato del Villaggio di Leopardi. Non si accontenta di un verso, ma ce lo recita tutto, dall’inizio alla fine. Mio padre lo guarda con la tipica espressione della quaglia che si sta per addormentare.
Viene portato in tavola il dolce. Zilio lo guarda con antipatia e suggerisce a mia madre: “Senza nulla togliere alla Sua torta, forse è più opportuno mangiare il vassoio di paste che ho portato io, visto che diventano vecchie subito.” Mentre mia madre riporta mestamente la torta in cucina, lui ci informa: “Credo di avere salvato uno dei miei alunni.”
 “Davvero, professore?” gli chiede mia sorella Caterina.
“Sì” conferma lui, convinto. “Questo poveretto non riusciva a parlare da anni, a causa di un trauma psicologico. Avevo letto da qualche parte che in questi casi può servire un controshock, e allora durante una lezione gli ho gridato contro, senza motivo, poi l’ho sbattuto fuori dalla porta.”
Mia madre lo guarda impietrita.
“Beh, adesso parla come un libro stampato” annuncia Zilio soddisfatto, ingoiando una meringa mignon.