Stasera appuntamento alla Piccola Ischia, una pizzeria arredata all’insegna dell’eccesso: popolane e pulcinella, in dimensioni quasi naturali, si sporgono da balconi in cartapesta; alle pareti, panorami della costiera amalfitana, immagini sacre e perfino un paio di acquasantiere. “Per un prezzo assolutamente competitivo, puoi cenare discretamente” spiega Giulio. “Qui si trova la vera pizza napoletana, alta e gommosa. Il servizio è senza pretese ma amichevole. L’ambiente è un po’ piccolo, ma questo, sotto certi aspetti, aggiunge qualcosa alla particolarità del locale.”
Siamo in cinque: Paola, Giulio, io e il Leo, che ha portato Manu, fiorentina come lui, praticante avvocato in uno studio a Milano. È bionda e carina e mi aspetto di vedere Giulio alla carica. Lui però non è dell’umore: è irritato, e una vena della tempia gli pulsa in maniera preoccupante.
“Che succede?” gli chiede il Leo, accarezzandogli la nuca. “Qualcosa non va? Sembri un po’ teso.”
“Sì” conferma Giulio. “Sono teso, e direi che ho tutte le ragioni per esserlo. Ho anche sviluppato una reazione psicosomatica: di notte stringo le mascelle fino a svegliarmi per il dolore.”
“Hai i nervi a pezzi, Giulio!” esclama Paola, continuando a mangiare voracemente la sua pizza alla diavola.
“Se ti può consolare, il mio collega Filippo è messo peggio” lo consola il Leo. “La sua fidanzata una notte, nel sonno, lo ha azzannato alla schiena. Ho visto il segno del morso: era orribile, sembrava quello di uno squalo. Lo ha dilaniato come se fosse una braciola.”
“È chiaro che prova un inconscio rancore verso di lui” commenta la Manu con la sua voce impostata. “E questo Filippo che ha fatto, sentendo le sue carni lacerarsi?”
Il Leo allarga le braccia. “Beh, come prima cosa si sarà svegliato urlando. Appena si è fatto giorno l’ha portata da uno specialista, che le ha prescritto un apparecchio da portare la notte.”
“Una museruola? Come quella di Hannibal Lecter nel Silenzio degli Innocenti?” chiede Paola.
“Sembra che funzioni” assicura Leone.
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