lunedì 19 agosto 2013

Martedì 17 maggio Grecia/1: vasi

Il Becca, guardandomi da sopra gli occhiali, mi annuncia che da domani posso starmene a casa, senza completare il periodo di preavviso. Mi comunica questa decisione la sera, in modo che io scompaia inghiottita nel nulla, senza avere il tempo di salutare nessuno. Domattina, quando gli altri arriveranno in ufficio, al mio posto troveranno solo una sedia vuota.
Do un’ultima occhiata alla stanza dove ho passato due anni della mia vita, poi giro le spalle e me ne vado.

Passeggio in Corso Vittorio Emanuele, da sola, per festeggiare con un po’ di shopping. Alla Rinascente valuto una maglietta di Cavalli, il cui costo inciderebbe notevolmente sul mio bilancio mensile, quando mi chiama Giulio. Gli racconto che da oggi Beccafico è parte del mio passato. “È paradossale, ma mi sento un po’ triste” gli confesso.
“Quanto sei dolce” sfotte Giulio. “Vedrai che ti passerà presto, la nostalgia.”
“Immagino di sì.” Mi siedo su un divanetto. “Tu cosa hai fatto di bello il fine settimana?”
“Sabato sono andato a vedere la mostra dei Miti Greci col Leo e Claudia.”
“Com’era? Interessante?” domando, osservando una commessa che risponde con regale indifferenza alle richieste di una cliente.
“Sara, è una vera truffa!” si infervora Giulio. “Non andarci!”
“Non ti è piaciuta?”
“Beh, come poteva piacermi? Il titolo della mostra era «Miti Greci», ma in realtà il soggetto era uno solo: i vasi. Le sale, enormi, erano piene fino a scoppiare di vasi greci o pseudogreci di tutte le forme e dimensioni. È stato un incubo.”
Rimaniamo in silenzio per un attimo.
“Se penso che ho una moto inutilizzata in garage, e mi tocca passare le domeniche di primavera in questo modo!” conclude amaro Giulio.

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