In Giordano hanno deciso di celebrare il mio arrivo prenotando un’intera sala del Maialino d’oro, il bar dove andiamo in pausa pranzo: a quanto pare, offre anche un fantastico aperitivo. “Qui non fanno mai le cose in piccolo” rifletto soddisfatta, mentre in bagno mi sistemo il trucco. Da Beccafico, il massimo della vita sociale erano le festicciole di compleanno in archivio.
Sono le sei e per tutto lo studio c’è un chiacchierio diffuso. Lungo i corridoi, risuonano le risate sommesse delle segretarie e quelle più rumorose degli ingegneri. A piccoli gruppi, i miei colleghi cominciano ad avviarsi verso il Maialino. Sorrido, saluto tutti. “Allora, vieni?” mi chiede con voce spettrale Giacomo Valdini, comparso all’improvviso al mio fianco.
“Vi raggiungo appena è pronta Arianna” rispondo a malincuore. Devo per forza aspettarla: è una regola del Galateo da Ufficio che, in un’occasione sociale come questa, non possa muovermi senza la persona a cui sono stata «affiancata».
Storcendo la bocca, Valdini borbotta: “Attenta! Magari se ne dimentica, dell’aperitivo. Immagino che ti abbia già detto, che ha tanto, troppo lavoro!”
Fingo di non avere colto l’ironia. “Beh, speriamo che si ricordi!”
Valdini non replica e si guarda attorno, tetro.
Ci raggiunge Cassetti, il chimico, mulinando le gambette e strabuzzando gli occhioni celesti. “Ciao Sara!” mi saluta con voce squillante. “Tutto bene?”
“Tutto bene. Stavo facendo quattro chiacchiere con Giacomo.”
“Giacomo è noto per la sua affabile conversazione” osserva Cassetti. “Cosa ti raccontava di bello? L’umiliazione che sta per subire?”
“Umiliazione? Che umiliazione?” chiedo.
“Dopo l’aperitivo andiamo a Rozzano per una sfida con i go-kart. Sono il campione in carica, ma mi hanno sfidato e devo difendere il titolo.”
“Che bello!” commento, cercando di dimostrare un po’ di interesse. “C’è un trofeo, in palio?”
“Certamente!” esclama Cassetti. “Se vieni con noi puoi consegnarlo tu al vincitore.”
“No, non è il caso, vi lascio tra voi maschietti” rido. Se ne vanno insieme, Valdini come si stesse avviando ad un funerale, Cassetti con il braccio sinistro sulle spalle del collega, parlando fitto.
Ormai tutti sono sciamati verso il Maialino, e Arianna non è ancora uscita dalla sua stanza. Mi domando se sia il caso di passare da lei per controllare la situazione, ma poi decido che è meglio di no.
Rileggo una mail che mi ha mandato Guglielmo di Ciclhobby, che mi chiede con amarezza perché non ho risposto ai suoi inviti precedenti. Elimino il messaggio con un sospiro, rendendomi conto che Paola non aveva affatto esagerato circa la tenacia da gecko del suo amico. Mentre rifletto sul modo miglior di liberarmene, finalmente arriva Arianna, la mia chaperonne, con l’aria di chi è concentrata su un problema importante. Oggi indossa un vestito ampio, che ha lo scopo evidente di nascondere le sue forme generose. I piedi sono prigionieri, come due provole, in un paio di scarpe nere dai tacchi bassi e massicci.
“Sei pronta?” rantola, come allo stremo delle forze. “Scusami se sono arrivata solo ora, ma volevo cercare di finire quel parere per la Nova Porfidi. È ancora più complesso del previsto!”
“Cavolo!” solidarizzo. “Quando pensi di terminarlo?”
“Chi lo sa! Vedremo domani. Adesso andiamo a prendere questo aperitivo, che ce lo siamo meritate.”
Davanti all’ascensore troviamo Marina, la segretaria di De Biasi. Ci saluta, con la sua voce impostata: “Ciaooo ragazzeee!” Poi, per tutta la discesa guarda sorridendo nel vuoto, senza parlare.
“Vieni all’aperitivo insieme a noi?” le chiedo, per rompere il silenzio. Arianna mi lancia un’occhiataccia.
“No, ti ringrazio” risponde fortunatamente la Mari. “Devo parlare con Messina dell’aria condizionata. Vi raggiungo dopo.”
Mentre camminiamo in direzione del Maialino, Arianna bofonchia “Strano che quell’intrigante non sia già andata al Maialino con De Biasi! Generalmente è sempre alle sue costole.”
“È affezionata al capo?”
“Affezionata è dire poco. Durante la pausa pranzo guarda insieme a lui il telegiornale in sala riunioni. La sera lei resta qui fino a che De Biasi non se ne va. Naturalmente le altre segretarie sono convinte che abbia un debole per lui.”
“Non ci sarebbe da stupirsi. Anzi, sarebbe un cliché. Perfino la segretaria di Beccafico era innamorata dell’infame vecchietto, anche se lui, fisicamente, è meno appetibile di mio nonno.”
Arianna annuisce. “Nello studio dove ho fatto la pratica da avvocato, il titolare stava con la segretaria dalla mattina alle nove fino alla sera alle sette. E dovevi vedere come si incazzava se gli altri cercavano di parlargli, interrompendo il loro tête à tête! Diventava rosso come un tacchino.”
All’entrata di una profumeria, una ragazza, apparentemente in attesa di qualcuno, mi guarda per un attimo al mio passaggio. SEX, proclama la scritta rossa sulla sua maglietta. Una zingara, che trascina per mano un bambino con la T shirt di Winnie Pooh, ci domanda la carità. Arianna fa una smorfia infastidita e accelera: il bambino ci segue per qualche metro, implorando con voce cantilenante.
Al Maialino, ci accoglie il mio cameriere preferito, un clone di Alessandro Gassman, ma con la bocca fatta meglio. Ci accompagna dai giordaniani, seduti intorno all’enorme tavolo ovale in fondo alla sala. L’atmosfera sembra allegra: è chiaro, dalle risate che si sentono, che i cocktail stanno facendo effetto.
De Biasi, al cui fianco c’è il fido Tassotti, mi accoglie con un rimprovero scherzoso: “Sara, che combini? Sei la festeggiata e arrivi per ultima? Noi qui stiamo già mangiando e bevendo, eh!”
“Vedrò di farmi perdonare” sorrido.
“È colpa mia” si scusa Arianna “Ha aspettato me. Non sono riuscita a liberarmi prima, perché dovevo finire il parere per la Nova Porfidi. Ho una scadenza dietro l’altra, è una cosa incredibile”. Valdini e Cassetti, seduti vicini, ridono sotto i baffi.
Gassman, che oggi profuma lievemente di colonia, raccoglie le ordinazioni. Mentre si allontana, guardo languidamente il suo culetto sodo.
Vicino noi è seduta Elena, la segretaria del reparto legale, una ragazza dai lunghi capelli neri e dal viso prognato da formichiere. Racconta, con il suo forte accento bergamasco: “Sabato scorso ho accompagnato mio marito a montare l’impianto elettrico in una delle librerie Feltrinelli di Bologna, ma la gita stava per costarmi cara: ci è mancato poco che mi rubassero la borsetta.”
“Oddio!” esclama Arianna, mettendosi una delle sue mani grassottelle davanti alla bocca, con un’espressione di spavento.
“Eh già!” continua Elena. “L’avevo posata in un angolo, e un ragazzino è entrato, l’ha afferrata ed è scappato. Ci siamo messi ad inseguirlo, ma non ce l’avremmo fatta a prenderlo. Per fortuna l’hanno bloccato dei carabinieri in volante: gli hanno dato uno schiaffo fortissimo, e ci hanno pure offerto di «lasciarcelo» un quarto d’ora.”
“Così si fa, chi se ne frega del telefono azzurro” commenta una delle segretarie.
Cassetti, in piedi dietro di noi, abbraccia contemporaneamente Arianna e me, e ci chiede: “Allora avvocatesse, come va?”
“Il buffet è davvero buono, come avevi detto tu” riconosco.
“Ti puoi fidare di lui, da questo punto di vista. Il cibo è la sua prima passione” mi informa Arianna, acida.
“Non la prima, tesoro,” sogghigna Cassetti, “però è vero che fin da bambino mi divertivo a fare lo chef con le pentole giocattolo di mia sorella, quelle con i fiorellini. E ti dirò di più: dopo i cinquant’anni non voglio più dedicarmi alla chimica, aprirò un ristorante assieme ad un mio amico.”
“Perché non lo apri a fianco della Giordano, così durante la pausa pranzo veniamo da te?” propongo io.
“Non mi dispiacerebbe! Mia moglie però se ne vuole andare da Milano.”
“Non sapevo che fossi sposato” osservo.
“Ti sto dando una grossa delusione, eh? Anche Arianna ci rimase malissimo, quando la informarono che non ero sul mercato.”
Arianna arrossisce. “Certo, puoi scommetterci” risponde, piccata.
Verso le sette e mezzo le prime persone cominciano ad andarsene. Mi vengono in mente i tempi dell’Università, quando ogni serata si concludeva con birra, fumo a volontà e grandi partite a occhi di serpente. Alle otto, decido che posso andarmene anch’io.
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