Giulio ha organizzato una cena per festeggiare il suo ventottesimo compleanno. “È il più giovane tra noi” si stupisce il Leo, in macchina.
“Non direi!” ribatte la Manu, che anche stasera sembra uscita dalla copertina di Vogue. “Io a ottobre compio ventisette anni.”
Il Leo si batte una mano in fronte. “Già, è vero. Me ne dimentico sempre. Probabilmente la tua esperienza ti fa sembrare più grande.”
La Manu gli lancia un’occhiataccia, poi cambia discorso: “Chissà cosa ha preparato di buono Giulio. Ammiro i maghi dei fornelli: a me piace cucinare, ma non ho mai tempo di farlo”
“Una sera, a Firenze, preparasti il tiramisù” insinua il Leo.
“Sei un indegno a tirare in ballo quell’episodio, Leone. Sbagliai un po’ le dosi della crema” ammette.
“Un po’? Sembrava di mangiare della colla per falegname!”
“È stato il mio unico errore, in ogni caso.”
“È stata anche l’unica volta che hai cucinato.”
La Manu si inalbera. “Non dire bugie, hai mangiato un’altra volta a casa mia!”
“Ah già, stavo dimenticando la sera dei famosi spaghetti all’acqua! Come ho potuto!” esclama il Leo, dandosi un colpetto sulla fronte con la mano.
“Secondo te come facevo a scolare la pasta senza lo scolapasta? Il sugo era buono, lo ammettesti anche tu.”
“Leone, invece di criticare il prossimo dovresti guardare te stesso” intervengo io. “È da una vita che devi prepararmi una cena fiorentina, ma finora ho aspettato invano.”
“Stai buona che siamo arrivati!” mi zittisce lui.
Riusciamo a posteggiare in piazza Dergano, proprio di fronte a casa di Giulio.
“Arianna sostiene che questo quartiere è una specie di Bronx.” osservo.
“Anche a me hanno detto che sarei stato aggredito da una banda di latinos,” replica il Leo, “ma l'altra volta l’unica ad usarmi violenza è stata una vecchia: mi ha preso a spallate sull’autobus per scendere prima di me.”
Al cancello troviamo Matteo, il compagno di appartamento di Giulio, che ci fa salire ed entrare in casa. Il nostro ospite, indaffarato ai fornelli, indossa un grembiule con la scritta TORTELLINI RANA. Lo faccio notare al Leo: “TORTELLINI… RANA? Lo vedi che è inutile che cerchi di sottrarti al tuo destino?”
L’appartamento fa un po’ schifo: c’è roba dappertutto, il cestino strabocca di immondizia e i pavimenti beige hanno assunto una tinta grigio scura. “Mi dispiace di non essere riuscito a mettere in ordine” si scusa Giulio. “Non riesco a stare dietro alla casa come vorrei.”
“L’importante è che tu abbia cucinato, Giulio” lo rassicura la Manu, indulgente. “Anche casa mia era un disastro, prima che intervenisse Sandra.”
“Sandra?” chiedo io.
“La moldava che viene a fare le pulizie. È una fuoriclasse nel suo lavoro.”
“Lo vive come una missione, eh?” chiede il Leo, guardandosi allo specchio dell’entrata e facendo delle smorfie.
“È sempre lì con il suo bravo straccetto. La sua teoria è che la polvere - come Dio - è dappertutto, basta cercarla. Oltretutto fa la cameriera al Four Seasons, e si vede: mi piega il pigiamino come nessuno mai.”
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