Il «contatto» di Schizzo è un tamarro alla Briatore di nome Ugo, con cui la sera andiamo a ballare al Gattopardo. “Il nostro incontro è andato alla grande” si compiace Raimondo. “Speriamo che l’affare vada in porto. Dipende anche da te: se vuoi aiutare una giovane società a crescere, dovresti andarci a letto. Io posso dormire in albergo.”
“Scordatelo” gli rispondo. “Se mai farò una cosa del genere, sarà per aiutare la mia, di carriera.”
Nessuno dei miei amici è venuto con noi: Valeria passerà il fine settimana a Bologna da amici non meglio identificati. Paola è stanca (a quanto pare, ha trascorso una nottata di fuoco con un tipo che ha rimorchiato allo Shanghai). Il Leo rifiuta in modo categorico: “Sono già impegnato, ma al Gattopardo non ci verrei comunque: è pieno di tipi in camicia bianca. Ed è assurdo pretendere che io balli al ritmo di We are the champions.”
In effetti, in questo posto per quarantenni i Queen imperano, e Ugo ci prova con me, in maniera soft, durante We will rock you. Raimondo mi rivolge sguardi di intesa. Gli sussurro all’orecchio: “Non pen-sar-ci nep-pu-re.”
Mentre ballo, mi viene in mente Valeria. Avevo giurato a me stessa che la notte che avevamo passato insieme prima delle vacanze sarebbe rimasta un’esperienza isolata, ma è successo di nuovo. Sono solo confusa per la fine della mia storia con Marco, o c’è qualcosa di più?
Vado verso il banco - insieme ai miei due accompagnatori - per prendere qualcosa da bere. Una cameriera di colore con il sedere a mongolfiera raccoglie le nostre ordinazioni; ci porta i cocktails fendendo la folla con insospettabile destrezza.
Ritorniamo in pista: osservo divertita le movenze dinoccolate e scattose di Schizzo - le stesse che aveva quando ballava sui banchi al liceo - e quelle più “classiche” di Ugo. Stiamo ballando da appena cinque minuti, quando una musica magica si diffonde nella sala. È il clou della serata: non lontano da me, accompagnata da un buttafuori, compare all’improvviso una ragazza bionda, che indossa solo un bikini dorato. Si crea immediatamente uno spazio intorno a lei. Dal parapetto di sopra vengono calate delle corde con degli anelli, fino a un paio di metri dal pavimento. La bionda, dalle labbra sottili e gli occhi allungati, probabilmente una slava, mantiene un’espressione indifferente. Alza le braccia, tende le mani verso gli anelli, li afferra. La corda viene issata, lei resta sospesa in aria. La musica cresce, diventa sempre più coinvolgente. La ragazza volteggia sugli anelli. Il pubblico applaude.
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