domenica 27 settembre 2015

Mercoledì 5 ottobre Automobili

Il mercoledì il cinema costa la metà. Con Paola e il Leo sono stata all’Odeon, a vedere l’ultimo film di Woody Allen. Camminando lungo Viale Monte Nero, il Leo annuncia: “Chiara si domanda se siamo compatibili, come coppia.”
“Come mai le è sorto questo dubbio?” ironizza Paola.
“Voleva portarmi a teatro, a vedere la storia di un uomo che, dopo un terribile incidente, è costretto sulla sedia a rotelle e scopre la meditazione. Io mi sono rifiutato. Da questo, lei ha dedotto che ho una scarsa propensione alla spiritualità.”
“Non prendertela, Leo” cerco di consolarlo. “Per me sei un tipo molto spirituale.”
“E metafisico?”
“Assolutamente metafisico.”
Paola, che ha insistito per riaccompagnarci a casa, deve scendere in retromarcia con la sua Mini Cooper gialla dal marciapiede dove ha parcheggiato. Chiede al Leo, che è seduto dietro, di avvertirla se passano auto. “Se vuoi ci provo” risponde lui. “Però ti avviso che una volta, in una situazione come questa, feci fare un incidente alla mi’ mamma. «Vai libera! » le dissi. Ma non avevo considerato che le auto arrivavano da entrambi i lati, non solo da quello vicino al mio finestrino: fu così che una Touran grigia, guidata da un tipo con le labbruzze violacee, ci prese in pieno. Mia mamma portò il collare per una settimana.”
“Forse è meglio che mi aiuti tu ad uscire, Sara” si innervosisce Paola.
“Comunque,” puntualizza il Leo, “io almeno non ho mai fatto piangere nessuno, con la mia auto. Non tutti i presenti possono dire lo stesso.”
“A chi alludi, Leone?” domando io.
Paola lo guarda male dallo specchietto. “A me. È un episodio accaduto un secolo fa, che ho avuto la cattiva idea di raccontargli.”
“Le vecchie storie sono sempre le migliori” la incoraggio.
“Va bene.” sospira Paola. “La storia è questa: avevo diciotto anni e avevo appena preso la patente. Un giorno tentai di parcheggiare tra due auto e purtroppo nel fare manovra urtai violentemente la Golf dietro di me. Il proprietario - un certo signor Cirillo - uscì dal negozio di fronte, e quasi gli venne un colpo vedendo la sua macchina sfasciata. Io cercai di consolarlo, ma lui non mi stava neppure a sentire: con le lacrime agli occhi, contemplava le rovine della sua Golf ripetendo - come un mantra - che l’aveva appena comprata.”
“Povero!” solidarizzo.
“Vedendo questo tipo grande e grosso che piangeva per un'automobile, quasi scoppiavo a ridere. Era una situazione grottesca, anche perché avevo addosso un enorme mantellone verde oliva di mia mamma, e sembravo uscita da un film surrealista.”

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