Paola ed io ci diamo appuntamento all’Antilope Verde per l’aperitivo. Arriva con mezz’ora di ritardo, quando sono ormai stanca di fumare e giocare con Black, il cane bianco del titolare. “Scusami Sara,” spiega trafelata, “ma mi hanno fermato i carabinieri.”
“Lo sapevo che prima o poi ti avrebbero beccato” mormoro. “L’hai fatta franca troppo a lungo.”
“Tu scherzi, ma mi avresti dovuto vedere. Che figura ho fatto! Mi avevano fermato per un semplice controllo, ma sono andata in confusione. Sembravo una pazza: prima ho fatto morire la macchina togliendo di colpo il piede dalla frizione; poi, invece di abbassare i finestrini, ho azionato i tergicristallo. Perfino i carabinieri ghignavano sotto i baffi.”
Mohammed ci porta i nostri cocktail, si ferma un po’ con noi, domanda a Paola se la prossima estate tornerà in Africa.
“Vedremo” risponde lei. “Per adesso sono fidanzata e non posso fare progetti per conto mio.”
“Per adesso?” le chiedo, perplessa, dopo che Mohammed se n’è andato.
“Mah… ti dirò… comincio ad avere dei dubbi” esita Paola “Sotto certi aspetti, Davide è eccezionale. A parte le poesie, ha tante attenzioni romantiche, come cospargermi il letto di rose, o prepararmi bagni profumati con le candele accese sul bordo della vasca. Però ogni tanto si comporta in maniera un po’… strana.”
“Non dirmi che è un maniaco” la imploro. “Dopo Simone, Schizzo e compagnia bella, te ne sei trovata un altro?”
“Non so se Davide possa essere definito un «maniaco»…”
“Già il fatto che ti sia venuto il dubbio è significativo!” esclamo. Al tavolo accanto ci sono due ragazzine, quindici anni al massimo. I loro pantaloni a vita bassissima che lasciano intravedere la scritta sulla parte superiore delle mutandine: la più grassottella ha la scritta FUCK, quella magra, con l’apparecchio, la scritta LOVE.
“Ho la sensazione che sia un po’ troppo geloso” continua Paola.
Bevo un sorso di gin tonic: “Gli passerà presto.”
“Forse, però c’è stato un episodio un po’ preoccupante.”
“Ah sì? Quale? Racconta tutto alla zia.”
Paola tossicchia, poi riferisce: “Come ti accennavo, Davide ama scrivere. Tiene anche un diario, di cui ogni sera riempie pagine e pagine.”
Grafomane. Un caso tipico.
“Fatto sta che mi ha contagiato e adesso anch’io ho preso questa abitudine” prosegue Paola.
“E così di notte, invece di dedicarti al sano riposo, scrivi. Scusa, ma non riesco ad immaginartici: tra l’altro mi risulta che tu ad una certa ora crolli addormenta, a meno che non ci sia un suonatore di bongo sotto la finestra.”
“Ti assicuro che è appassionante mettere le proprie riflessioni sulla carta. Una volta che ti ci sei abituata, non riesci a farne senza”
“È come una droga, eh? Beh, Davide sarà contento che condividiate questo interesse.”
“Ah, contentissimo! Tanto che una notte, mentre dormivo, si è alzato, ha aperto il cassetto della scrivania, ha preso il mio diario e se lo è letto da cima a fondo. Naturalmente ci avevo scritto tutto, comprese le mie riflessioni su di lui.”
“Non posso credere che si sia permesso una cosa del genere!”
Paola sorride amaramente: “Ti garantisco che lo ha fatto. E non si è limitato a leggere: su ogni pagina, ha aggiunto note e osservazioni!”
“Ha fatto le chiose al tuo diario? È peggio di un graffittaro!” mormoro.
“E non è finita qui: è rimasto sveglio tutta la notte, seduto su una sedia, aspettando che mi svegliassi. Al mattino mi ha fatto una scenata pazzesca.”
“E tu?”
“Non ho potuto dire nulla!” esclama Paola. “Non mi ha lasciato parlare. Urlava come un pazzo, con gli occhi fuori dalle orbite e la giugulare in evidenza, brandendo il suo pennarello rosso.”
“Paura, paura!”
“Hai ragione Sara! D’altra parte non so che fare. Ci tiene tanto a me, e dopo l’esperienza con Raimondo ho tanto bisogno di amore.”
“Sembri uscita da un romanzo Harmony” la rimprovero. “Beh, se in futuro scomparirai misteriosamente, perlomeno saprò dire alla polizia chi interrogare.”
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