venerdì 26 ottobre 2018

Giovedì 12 gennaio Dolce & Gabbana

La sera, in studio, mentre attendo di discutere con De Biasi, mi chiama Giulio.
“Come va? Sabato ti ho visto ancora un po’ giù” osservo.
“Per forza!” esclama lui, a denti stretti. “Da quando mi sono lasciato con Elisa non riesco a concentrarmi sul lavoro e faccio un sacco di errori. Oggi il mio capo, il Nano Maledetto, mi ha urlato davanti a tutti che un mio rapporto era «fatto con il culo». Poi si è lamentato che ero «lentooooo», strascicando l’ultima “O” a mo’ di gemito.”
“Povero Giulio. Se posso fare qualcosa…”
“Una cosa ci sarebbe” insinua lui.
“A parte quella” preciso, giocherellando con la sgraffettatrice. Manca solo Giulio, alla mia collezione di esperienze estreme.
“Se mi viene in mente qualcos’altro te lo dirò. Sto cercando di tirarmi su in tutti i modi. Ieri sono stato a teatro, a vedere lo spettacolo di Beppe Braida.”
“Bravo Giulio! La cultura è il sale della vita.”
“Braida è un grande. Anche il mio amico ed io gli abbiamo dato spunto per una battuta: ci ha visti in un angolo della sala e ci ha salutati: «Ciao Dolce e Gabbana!». Vista la nostra situazione, ha quasi indovinato.”

Telefono al Leo, che non ho ancora sentito questa settimana, e gli racconto la mia conversazione con Giulio.
“Dolce e Gabbana” ride lui. “Povero Giulio. I pomelli delle guance gli saranno venuti tutti rossi.”
“Probabile” concordo. Saluto Francesco che, silenzioso come un formichiere, se ne sta andando a casa.
“Pronto? Pronto? Pronto?” mi aggredisce il Leo.
“Ci sono, ci sono.”
“A chi dicevi ciao?”
“A un mio collega.”
“Quale? Quello che organizzerà il lavoro degli imbianchini a Torino?”
“No, quello dimesso, con la barba color topo. Quello che sembra il vicesindaco di Milano.”

Più tardi, mentre sono con De Biasi, mi torna in mente il povero Giulio che viene preso di mira da Braida e non riesco a trattenere un sorriso.
De Biasi sorride a sua volta e mi chiede, con voce melliflua: “Che succede?”
“Scusa, mi è venuta in mente una cosa che mi ha raccontato prima un mio amico” rispondo.
De Biasi mi guarda in silenzio per un attimo, poi si alza e viene verso di me, aggirando la scrivania. Mentre guardo meravigliata queste grandi manovre, lui si china e mi bacia. Esito un attimo, poi socchiudo le labbra.
“Da quanto volevo farlo” mormora, con voce roca.
Siamo soli, in studio, sono andati tutti a casa.

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