domenica 3 novembre 2019

Martedì 14 febbraio Festa di compleanno/4: Sara (31)

Ironia della sorte, il mio compleanno è il giorno di San Valentino. Decido di organizzare l'Ultima Cena in via Gioia: da domani comincerò a preparare gli scatoloni per il trasloco. Valeria, con la quale ho ricostruito un minimo di comunicazione dopo il gelo dei giorni scorsi, mi aiuta a preparare un menu insolitamente ricco rispetto agli standard a cui sono abituati i miei invitati: risotto con zucca e zucchine, pollo alla senape, insalata di farro e, per dolce, una pastiera napoletana (che mi toglie letteralmente l’anima). Mentre cuciniamo sembra che tutto sia come una volta, o quasi: chiacchieriamo, ridiamo anche.
Alla cena partecipano Paola, Giulio, Fede, la Manu e il Leo, il quale si presenta da solo, senza Chiara. “Tra me e lei è finita. Peccato che abbiate perso la scena della rottura: è stata drammatica, ma anche buffa. Sembrava un film di Almodovar.”
“Non sembri affranto dal dolore” osserva Fede.
“Lo sai che sono un tipo forte e silenzioso, e rinchiudo la sofferenza dentro il cuore.”
“Cuore?” chiedo, perplessa.
Il Leo fa cenno di sì con la testina. “Eh già. Del resto era prevedibile che, prima o poi, né l’Hare Krishna né io avremmo accettato ulteriori compromessi. Il casus belli sono state le prossime vacanze. Io proponevo New York, lei l'India, zaino in spalla. Vi sembro tipo da girare con lo zaino sulle spalle, e per di più in India?”
“In effetti non ti ci vedo. Calcutta non è molto chic” riconosce Fede.
“Tu sì che mi capisci. Invece ci sono persone che spingono gli altri ad andare contro la loro natura” si indigna il Leo.
“E quindi la storia è finita, eh?” interviene Giulio.
“Sì Giulio, è finita, ma non avere l’aria così contenta.”
 “Non ti dispiace neanche un po’?” chiede Paola.
“Mi dispiace per lei: non vorrei che ripiombasse nel suo abisso di solitudine, ridisponendo i due letti a L. Le avevo restituito un po’ di linfa vitale, e adesso è come se le strappassi la flebo. Del resto, non ci ho mica scritto mission, qui” aggiunge, picchiettandosi la fronte.

Il regalo di compleanno dei miei amici è una bellissima sciarpa di cashmere.
“Spero che non farà la fine dei regali della domestic assistant della Manu” sogghigna Fede.
“Sono arrivate altre specialità moldave?” chiedo.
“Purtroppo sì” conferma la Manu. “La settimana scorsa mi ha portato un enorme cavallo di vetro, pieno di liquore arancione. Oltretutto aveva messo questo oggetto abominevole all’interno di una scatola di scarpe, probabilmente quella che conteneva le decolletes dorate che sfoggia da qualche tempo.”
“No!” esclama Fede, sbigottito.
“Impossibile sbagliarsi: la scatola era bianca, senza scritte, ma conteneva certamente delle scarpe: c’era ancora la velina sopra!”
“Beh, bisogna apprezzare le intenzioni” esorta Giulio, piamente. “Piuttosto mi domando come mai ti abbia fatto un regalo.”
“Forse per San Valentino!” ipotizza il Leo.
La Manu accende una sigaretta “Mi sarà grata perché la sto a sentire quando mi racconta della sua separazione.”
“È una cosa recente?” chiede Paola.
“Credo che il procedimento sia tuttora in atto. A dire la verità, non ne sono sicura: non comprendo molto bene i suoi racconti.”
“Forse perché… non ascolti?” domanda il Leo.
“È possibile” riconosce la Manu. “Però una cosa mi ha colpito: il destino beffardo di suo suocero. Ha comprato, nel palazzo in cui vive, un appartamento a ciascuno dei figli, che si sono sposati pochi anni fa. Il più vecchio ha sposato Sandra, gli altri due sue connazionali. Adesso tutte e tre le tre coppie si sono separate, e le case naturalmente sono state assegnate alle moldave. Così il vecchio ha loro come vicine, invece dei suoi figli.”
“Poveraccio. Mai fare progetti a lungo termine, finiscono sempre male” decreta Paola.

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